Con sentenza numero 13799 del 31 maggio 2017, la Corte di Cassazione ha asserito che pubblicare commenti contro il datore di lavoro sui social network non è motivo di licenziamento legittimo.
Il datore di lavoro sosteneva la piena legittimità del provvedimento sanzionatorio espulsivo, stante il contenuto oggettivamente diffamatorio dei post della dipendente, sia nei confronti della stessa società che nei confronti della legale rappresentante.
In realtà non può ritenersi relegato nell’ambito del giudizio di proporzionalità qualunque fatto (accertato) teoricamente censurabile, ma, in concreto, privo del requisito di antigiuridicità, non potendo ammettersi che per tale via possa essere sempre soggetto alla sola tutela indennitaria un licenziamento basato su fatti, pur sussistenti, ma di rilievo disciplinare nullo o sostanzialmente inapprezzabile.