Integrazioni salariali: dopo la riforma, un maggior costo
A seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. n. 148/2015, è possibile affermare che le integrazioni salariali “costeranno” molto di più rispetto al passato e, proprio a causa di ciò, non sarà più possibile farvi ricorso con leggerezza. 
Analizziamo quali sono gli elementi che compongono il costo delle nuove integrazioni salariali:
CONTRIBUTO ADDIZIONALE IN CASO DI RICORSO AGLI INTERVENTI DI INTEGRAZIONE SALARIALE: tale contributo è pari al 9% della retribuzione persa se la fruizione resta all’interno dei 12 mesi, passa al 12% fino a due anni, per arrivare al 15% nell’eventualità di un periodo successivo fino al limite dei 36 mesi;
TFR: in precedenza il trattamento di fine rapporto maturato per le ore di sospensione o riduzione di orario era a carico dell’Inps; oggi il Tfr rimane a carico dell’imprenditore. 
CONTRIBUZIONE ORDINARIA APPRENDISTI: anche per questa categoria di lavoratori deve essere corrisposto il contributo ordinario per la CIGO che risulta pari all’1,70% per le aziende fino a 50 dipendenti e dell’1,90% oltre tale soglia. Inoltre, per le imprese destinatarie della CIGS (es. aziende commerciali con oltre 50 dipendenti) il contributo ordinario pari allo 0,90%, di cui 1/3 a carico del lavoratore, deve essere pagato anche per gli apprendisti anche sono possibili destinatari del solo trattamento per crisi aziendale;
INCREMENTO ADDIZIONALE PER LA MANCATA ROTAZIONE NEI TRATTAMENTI INTEGRATIVI STRAORDINARI: con apposito D.M. verrà delineato l’incremento del contributo addizionale, una sorta di importo sanzionatorio e legato alla mancata rotazione.

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