MALATTIA: RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO E NON COMPUTABILITÀ DI FINI DEL PERIODO DI COMPORTO
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 26498/2018, ha ribadito il suo storico orientamento spiegando che le assenze del lavoratore dovute ad infortunio sul lavoro o a malattia professionale, sono normalmente computabili nel periodo di comporto.
È stato altresì esplicitato che, affinché l’assenza per malattia non sia rilevante ai fini del periodo di comporto, è necessario che la stessa sia imputabile ad una responsabilità del datore di lavoro ex art. 2087 c.c.
LICENZIAMENTO DISCIPLINARE: LA RECIDIVA INASPRISCE LA SANZIONE
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 30564/2018, ritenendo legittimo il licenziamento per giusta causa del dipendente ha statuito che i precedenti disciplinari (c.d. recidiva) non possono essere considerati elementi costitutivi della condotta addebitata al lavoratore, ma possono essere rilevanti ai fini della determinazione della sanzione proporzionata da irrogare per l’infrazione commessa, diventando determinanti per l’inasprimento della stessa, anche in base a quanto previsto dalla contrattazione collettiva.
MALATTIA PROFESSIONALE RETRIBUITA NON COMPUTABILE NEL PERIODO DI COMPORTO
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 30547/2018, ha ritenuto che, l’assenza del lavoratore per malattia professionale non è utile ai fini del computo del periodo di comporto, nel caso in cui il CCNL applicabile individui un periodo di assenza retribuito.
Infatti, le norme contenute nel CCNL devono essere interpretate nel loro complesso alla tutela del lavoratore tendendo conto appunto dello scopo della disciplina, finalizzata a realizzare una regolamentazione di miglior favore per coloro che hanno subito il più grave pregiudizio di un’assenza causata dall’ambiente di lavoro.