Con la sentenza n. 13535 del 1° luglio 2015, la Corte di Cassazione ha ribadito che in ogni caso di risoluzione per mutuo consenso tacito del rapporto di lavoro, grava sul datore di lavoro che eccepisca tale risoluzione l’onere di provare le circostanze dalle quali possa ricavarsi la volontà chiara e certa delle parti di volere porvi definitivamente fine .
Ricordiamo infatti che, per consolidata giurisprudenza, la risoluzione per mutuo consenso tacito, richiede la presenza di comportamenti che denotino “una chiara e certa comune volontà delle parti medesime di volere, d’accordo tra loro, porre definitivamente fine ad ogni rapporto di lavoro”, con onere della allegazione e della prova in capo alla parte che prospetti lo scioglimento del rapporto.