Perché un dipendente decide di rassegnare le proprie dimissioni?
- Perché vuole cambiare vita lasciando alle spalle un lavoro che non lo soddisfa
- Perché ha raggiunto un livello di stress lavorativo che non riesce più a gestire
- Perché ha ricevuta un’offerta di lavoro più interessante in termini economici o di crescita professionale
- Perché è demotivato
- Perché vuole dimostrare a sé stesso quanto vale in quanto ha la sensazione di essere sottovalutato o sottoutilizzato
- Perché non sopporta più le angherie del suo capo
- Perché ha deciso di dedicare più tempo alla famiglia vista la difficoltà a conciliare la vita professionale con quella personale
- Perché i colleghi di lavoro sono più squali che compagni di avventura.
Potremmo elencarne “n” di motivazioni per cui una persona decide di dimettersi.
L’importante è individuarla.
Conoscere la vera motivazione che ha portata un collaboratore ad abbandonare l’organizzazione, permette di fare delle valutazioni in termini di “azione di miglioramento”.
Il nostro obiettivo, quindi, non è quello di trovare un colpevole o giudicare la scelta di una persona, ma di valutare con attenzione l’evento al fine di far emergere eventuali debolezze dell’organizzazione o carenze relazionali.
Quali sono le mosse strategiche che dobbiamo mettere in atto al fine di evitare il ripetersi di situazioni analoghe?
- Mettere da parte la nostra emotività diventando un foglio bianco
- Raccogliere le informazioni tra i colleghi in contatto con il dimissionario
- Organizzare un colloquio di dimissioni con il soggetto uscente.
Il colloquio di dimissioni deve essere preparato a tavolino, proprio come un colloquio di selezione.
La persona andrà accolta in modo cordiale e le verrà chiesto un ultimo contributo per l’azienda: quello di raccontare la sua esperienza, sia in termini di clima e di relazione con i responsabili e i colleghi, sia di acquisizione di competenze e crescita professionale.
Questo permetterà di:
- Capire la vera motivazione che ha portato il collaboratore a rassegnare le proprie dimissioni, per poi agire all’interno dell’organizzazione con un’azione correttiva
- Individuare se esistono delle distorsioni della realtà o delle difficoltà soggettive che possono essere superate
- Chiarire eventuali fraintendimenti
- Presentare un’eventuale controproposta se la motivazione addotta è consona a tale fattispecie.
Sarebbe auspicabile inserire la raccolta di queste informazioni in una reportistica aziendale, al fine di analizzare il turnover e le motivazioni addotte con una cadenza annuale e pluriennale, per poi pianificare delle azioni formative e di miglioramento con i soggetti preposti.
Ritengo che i dati siano il nostro patrimonio.
Rappresentano la nostra storia e la chiave per il successo di domani.
Trasformiamo quindi il momento di criticità delle dimissioni in un’opportunità di sviluppo e di crescita per un futuro migliore.
Sandra Paserio – Consulente Strategico del Lavoro – Coach